"Tra i tuoi alunni c'è Giovanni che trattiene le lacrime. In questo momento ha visto che gli altri bambini hanno capito i segni che tu hai scritto alla lavagna. Ha intuito che rappresentano suoni e che quei suoni si usano per dire parole una dopo l'altra guardando il foglio, quello insomma che gli altri chiamano "leggere". A lui molti di quei trattini sembrano uguali o quasi, altri hanno lo stesso suono, ma vede che vengono scritti diversamente. Tu gli hai detto che non faceva abbastanza attenzione, ecco perché sbagliava e rimaneva sempre indietro. Gli hai anche detto che avrebbe lavorato durante la ricreazione, anziché giocare, così si sarebbe messo in pari con gli altri. (...)" AA.VV, La dislessia raccontata agli insegnanti, Libri Liberi, Bologna, 2002, Pag. 11
Giovanni, ovviamente, non è stato un mio alunno, non proprio lui, ma quanti Giovanni ho incontrato a scuola? Quanti RICORDI ho di bambini come lui?