mercoledì 23 febbraio 2011

Integrazione in Europa

Ho già inserito in questo blog un intervento sulla questione della gestione degli alunni in situazione di handicap in Europa. Si rifaceva ad una mia esperienza di circa dieci anni fa durante la quale avevo rilevato come ancora fossero in auge le scuole o classi speciali in Europa. In quello stesso periodo, durante il 54TH WORLD HEALTH ASSEMBLY 2001 di Roma, si rilevò una forte attenzione positiva all’integrazione in Italia, sostenendo l’evoluzione verso l’inclusione di molti paesi Europei.

Queste riflessioni mi hanno spinto a fare una ricerca[1] sulle attuali scelte di molti paesi europei in merito all’integrazione degli alunni in situazione di handicap.
  


Belgio Scuole speciali. Dal 1986 sono stati avviati timidi esperimenti di classi speciali inserite in scuole comuni. Data la scarsità di esperienze di integrazione di singoli alunni in classi ordinarie, non è richiesta normativamente la specializzazione negli insegnanti che seguono l’alunno.

Danimarca È il Paese che da più tempo si occupa massicciamente di educazione speciale. Dall’81 ha cominciato a sperimentare qualche caso d’integrazione. Caratteristica di questo sistema scolastico è la fitta rete di centri di consulenza psicopedagogica che, unitamente a una forte specializzazione dei docenti dell’educazione speciale, offre delle opportunità per le esperienze d’integrazione.

Francia Qui il movimento per l’integrazione data dal 1975. Le modalità che sono venute sperimentandosi vanno dalle scuole speciali inserite in plessi comuni, alle «classi d’integrazione», cioè una classe speciale frequentata da alcuni compagni non disabili, alla permanenza di un alunno in situazione di handicap in una classe ordinaria per qualche ora al giorno o alla settimana. Una legge del 1991 fa obbligo alle scuole pubbliche di accogliere alunni con disabilità, purché lievi. È richiesta la specializzazione per singole tipologie di minorazione per gli insegnanti che seguono alunni in situazione di handicap in scuole speciali o in quelle comuni.

Germania L’idea dell’integrazione comincia a svilupparsi nel 1975, in modo differenziato nei diversi Laender. È molto curata la specializzazione degli insegnanti per diverse tipologie di minorazioni. In qualche caso, iniziando da Berlino, si va sperimentando l’integrazione di singoli alunni in situazione di handicap in classi comuni. Permane però incontrastato il sistema di classi speciali, differenziate per numerosissime tipologie di diversità.

Gran Bretagna La normativa sulle possibilità di integrazione data dal 1978, ma soprattutto dal 1981. È però da precisare che col termine «disabilità»non si intendono solo casi di minorazione, clinicamente accertata, come in Italia, ma ogni caso di difficoltà di apprendimento e di svantaggio, anche socioculturale. Gli enti locali sono molto presenti nel sostenere le scuole e le famiglie, anche con consulenze itineranti. È normale la collaborazione fra insegnanti e genitori nella formulazione del curriculum scolastico. L’integrazione si sviluppa prevalentemente tramite l’inserimento di classi speciali in plessi comuni.

Scozia A partire dal 1981 si è avuta una maggiore attenzione alla codifica delle diverse tipologie di svantaggio. Gli alunni certificati in situazione di handicap sanitari possono frequentare, a seconda della gravità, scuole speciali, classi speciali inserite in plessi comuni, classi comuni. La gravità non è determinata solo dalle situazioni sanitarie, ma da un complesso di circostanze socio esistenziali di cui si deve tener conto.

Grecia La frammentazione territoriale in isole ha facilitato storicamente la concentrazione in grandi istituti speciali. Dal 1981 anche qui ha cominciato a diffondersi l’integrazione. Su richiesta dei genitori si sono avviate esperienze, anche se mancano insegnanti specializzati. La legge del 1985 introduce ufficialmente la possibile scelta per l’integrazione. Si richiede adesso una buona specializzazione, basata su un lungo tirocinio.

Irlanda Il sistema scolastico è fondato su convenzioni con le due chiese fondamentali: quella cattolica e quella anglicana. Le scuole sono quindi prevalentemente private. È quindi la famiglia che contratta, non sempre con facilità, l’integrazione nelle classi comuni. Si richiede la presenza di insegnanti specializzati. Però l’integrazione è fortemente contrastata dal fatto che le classi sono con troppi alunni e quindi l’attenzione agli alunni inseriti è minima e deve quindi provvedere la famiglia richiedente, anche fornendo gli insegnanti specializzati.

Lussemburgo Scuole speciali. Dal 1981 sono iniziate esperienze di integrazione di minorati visivi in classi comuni. Si richiede agli insegnanti una specializzazione universitaria.

Paesi Bassi Il sistema scolastico è caratterizzato dall’esistenza di scuole comuni pubbliche e scuole speciali private. Nel 1985 la legge ha disposto un’ampia classificazione degli alunni in situazione di handicap e delle scuole speciali per ciascuna di esse. Una commissione pubblica decide se indirizzare i minori in situazione di handicap in scuole speciali o comuni, ma soprattutto, per i casi più gravi, se avviare i minori in scuole speciali o in strutture sanitarie. Ogni due anni gli studenti frequentanti le scuole speciali sono sottoposti a verifiche per decidere se possono transitare in scuole comuni o essere avviati definitivamente in strutture sanitarie. Ci sono consulenze frequenti fra i due tipi di scuole e anche consulenze itineranti di specialisti per i casi di alunni con disabilità lieve che sono ammessi alla frequenza di classi comuni. Non è richiesta la specializzazione degli insegnanti, preferendosi la formazione in servizio, quando occorra.

Portogallo È l’unico Paese, assieme alla Spagna, che a partire dal 1981 avvia una forte esperienza d’integrazione scolastica, utilizzando anche i principi sviluppati in Italia e negli anni 1990 il processo d’inserimento raggiunge oltre l’80% degli alunni in situazione di handicap. Ciò è stato facilitato anche dal decentramento alle realtà locali dei poteri amministrativi di assistenza scolastica. È molto richiesta la specializzazione, che è monovalente per singole tipologie di minorazioni.

Spagna Nell’85 la legge ha ristrutturato l’educazione speciale. Si prevede la collocazione di classi speciali in plessi comuni e anche la presenza di classi integrate per singole tipologie di minorazione, inserite in plessi comuni. Tali classi non possono superare il numero di 25 alunni e sono assistite da insegnanti preparati, specializzati o formati in servizio, con un rapporto medio di uno ogni dieci alunni disabili. Si cerca di assicurare la continuità educativa. La specializzazione richiede la laurea, mentre la formazione iniziale degli insegnanti curricolari prevede obbligatoriamente un certo numero di ore di studio di pedagogia speciale e problematica dell’handicap. È stata costituita una forte rete di centri di consulenza e sostegno psicopedagogico per le diverse tipologie di minorazioni. In questa fine di secolo, l’integrazione scolastica è andata crescendo per numero e qualità, grazie anche a un forte scambio culturale ed esperienziale con l’Italia, facilitato sia dalla vicinanza linguistica, sia da atteggiamenti antropologici spesso abbastanza simili.



[1] Dario Ianes –www.darioianes.it

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